giovedì 31 gennaio 2013

Amarcord semiotico

Ma solo a me questo spot fa venire in mente Identità Visive di Floch (forse il più bel libro di semiotica della pubblicità mai scritto) e la sua indimenticabile analisi comparativa dei logo Ibm e Apple?

martedì 29 gennaio 2013

Semiotica nel testo

Ormai ci ho preso gusto a giocare con le preposizioni. Dopo aver inaugurato la rubrica semiotica nei media, ve ne propongo un'altra dal nome altrettanto "fantasioso": semiotica nel testo.

Ieri sera, infatti, durante un classico aperitivo bolognese a base di semiotica, risate e mortadella, Marta ci ha messo al corrente dell'esistenza di un libro dal titolo stuzzicante: Semiotica, pub e altri piaceri. Non si tratta di un manuale né di un saggio scientifico, bensì di un vero e proprio romanzo dello scrittore scozzese Alexander McCall Smith.

Dal momento che non ho ancora avuto modo di leggerlo (ma ho intenzione di farlo al più presto) mi limito a riportare qui la descrizione ufficiale:

Semiotica, pub e altri piaceri - Alexander McCall SmithMentre Edimburgo si gode gli ultimi preziosi giorni di sole estivo e migliaia di turisti invadono le sue strade per il Fringe, Alexander McCall Smith torna a seguire le avventure degli inquilini del 44 di Scotland Street. Tra una seduta dallo psicanalista, il corso di italiano e un'ora di yoga, il piccolo e talentuoso Bertie sogna di andarsene di casa per giocare a rugby e guardare i treni alla stazione, ma si ritrova alla scuola steineriana con la solita salopette color fragola; sua madre Irene scopre suo malgrado di nascondere una rabbiosa anima conservatrice dietro la facciata politicamente corretta, mentre grazie a un corso di autostima il padre Stuart trova il coraggio di far valere le ragioni dei maschi di famiglia e trascina il figlio in un'avventurosa partita a carte con un gangster di Glasgow. Intanto, al piano superiore, Pat trascorre il secondo anno sabbatico all'inseguimento del vero amore e viene invitata a un improbabile raduno nudista; il suo vanitoso compagno d'appartamento Bruce, dopo aver perso lavoro e fidanzata, si reinventa mercante di vini e, sull'altro lato del pianerottolo, Domenica, saggia ed estroversa antropologa, rivendica a gran voce il diritto di osservare il mondo che la circonda e di esprimere la propria opinione su quello che vede. Per nostra fortuna, lo stesso continua a fare anche McCall Smith, che tra una brillante digressione filosofica e un'arguta notazione sul senso della vita, non rinuncia a pungere con il suo umorismo divertito vizi e debolezze altrui.

Da quello che ho potuto leggere in rete, sembra che di semiotica ce ne sia ben poca, ma ormai mi ha incuriosito. Appena avrò terminato di leggerlo, vi dirò. Nel frattempo, se qualcuno di voi l'ha letto e vuole dire la sua, si faccia pure avanti :-p

giovedì 24 gennaio 2013

Eco_verdose

Foto di Umberto Eco
Ecco cosa si rischia a immergersi nell'immensa e straordinaria produzione intellettuale di Umberto Eco:

Ho appena terminato di leggere Kant e l'ornitorinco. Devo dire che ne sono rimasto deluso. Il testo mi sembra scarsamente organizzato, anzi, dirò di più, penso proprio che abbia una Struttura assente. Mentre lo leggevo avevo la sensazione che l'autore continuasse a Dire quasi la stessa cosa. E come lo diceva, poi. Non che mi appassioni La ricerca della lingua perfetta, però un po' di chiarezza e linearità non guasterebbero. Per venirne a capo ho dovuto procedere A passo di gambero e rileggerne molti passaggi. Non sto qui a dirti quante volte ho perso Il segno; dei tre capitoli che compongono il libro, non se ne salva nemmeno uno. So cosa stai pensando, che sono una capra e non sono in grado di comprendere un libro come questo. In tutta onestà non penso che la colpa sia mia, ma di come l'argomento è stato Trattato; di semiotica generale ne mastico parecchia e sinceramente mi interessa ben poco se pensi che mi stia arrampicando Sugli specchi. Resta il fatto che di Semiotica e filosofia del linguaggio ne so più di te.

N.B. Kant e l'ornitorinco non consta di tre capitoli, bensì di sei. La mia è una piccola "licenza poetica" :-p. 

mercoledì 23 gennaio 2013

Semiotica nei media

No, non è un errore di battitura. Non volevo riferirmi a quell'ambito disciplinare che si prefigge di "ricostruire e descrivere i progetti di costituzione delle esperienze mediali" (Ruggero Eugeni, Semiotica dei media, p. 58), insomma alla semiotica dei media.

Con questo post, invece, vorrei inaugurare una piccola rubrica. Mi piacerebbe raccogliere, con il vostro aiuto, un po' di materiali massmediatici nei quali si parla, si accenna o anche solo si nomina il termine "semiotica". Un po' per gioco e un po' per dimostrare a chi strabuzza gli occhi ogni volta che sente questa parola, che forse è un tantino più comune di quello che pensa.

Detto questo, secondo voi, in quale sitcom televisiva poteva mai essere tirata in ballo la semiotica?



P.S. Mi sa che la risposta di Penny, "non faccio giardinaggio", andrebbe benissimo nel post Semio...che?

giovedì 17 gennaio 2013

Facendo zapping...a rovescio

Quello pubblicitario è uno degli ambiti discorsivi per cui nutro maggior interesse. A volte capita, mentre passeggio, sfoglio una rivista o guardo la tv, che la mia attenzione venga catturata da qualche affissione, annuncio o spot particolare. Altre volte sono io che mi tuffo nel mare magnum della comunicazione commerciale alla ricerca di qualcosa di interessante.

Uno dei miei "metodi di ricerca", è lo zapping...a rovescio. In altre parole, mi metto comodo e telecomando alla mano, inizio a cambiare compulsivamente canale alla continua ricerca di blocchi pubblicitari, anziché di programmi televisivi. Di ogni spot, poi, a prescindere dal prodotto/servizio pubblicizzato e dal grado di originalità, provo a individuare la forma di valorizzazione e la strategia enunciativa impiegata.

Pochi giorni fa mi sono imbattuto in una pubblicità che ha attirato la mia attenzione. Si tratta dell'ultimo spot di Fastweb che trovate di seguito:



Questa pubblicità presenta una forma di valorizzazione che, con Floch, possiamo definire utopica. Essa prevede che il prodotto venga investito di valori esistenziali, cioè legati a un vero e proprio progetto di vita. In linea di principio non c'è nulla di particolarmente interessante. Infatti, questa come le altre forme di valorizzazione individuate dal semiotico francese (pratica, critica e ludica) non sono che "modi in cui il soggetto tende a valorizzare l'oggetto" (Gianfranco Marrone, Il discorso di marca, p. 94). Dunque, in quanto tali, non dipendono minimamente dal prodotto o dal settore merceologico in questione. In concreto, però, questo spot può essere degno di nota.

Esso, infatti, si inserisce in un settore merceologico (quello dei servizi di telefonia e internet) in cui la stragrande maggioranza - se non la totalità - delle aziende attualmente ricorre a una valorizzazione pratica o critica: siamo abituati a vedere spot di Tim, Vodafone o Wind, in cui i prodotti e i servizi, al di là di scenette comiche o testimonial famosi, vengono valorizzati per le loro performance, o ancor più di frequente, per il loro prezzo particolarmente vantaggioso.

La scelta operata da Fastweb, dunque, potrebbe consentirle, quantomeno nel breve periodo, di differenziarsi dal magma indistinto - sotto il profilo comunicativo - dei concorrenti e di riposizionarsi rispetto ad essi.

venerdì 11 gennaio 2013

Semiotweet

Logo TwitterDopo che perfino il Santo Padre ha iniziato a fare personal branding online, ho capito che era giunto il momento di iscriversi a Twitter. Ecco qui il mio account personale, dal quale, di tanto in tanto, diffonderò qualche semiotweet. Buon cinguettio a tutti!

venerdì 4 gennaio 2013

Semio...che?

Carissimi colleghi ed ex studenti di semiotica. Quante volte vi siete ritrovati nella spiacevole situazione di dover spiegare al parente, amico o conoscente di turno cosa studiate e perchè? In quante occasioni siete stati costretti ad affrontare l'arduo compito di illustrare cos'è la semiotica a un interlocutore che non aveva la più pallida idea di cosa fosse? Bhe, mi sa che dovrete continuare a farlo, ma nel frattempo perchè non riderci un po' su.

L'idea è di raccogliere e condividere le repliche, spesso improbabili, che seguono la fatidica frase: "Studio semiotica". Inizierò elencandone alcune che ho avuto modo di ascoltare in prima persona insieme ad altre che mi sono state raccontate da fonti più che attendibili.

  • Ah bello...uhm...e che cos'è? (Un evergreen)
  • Ah semeiotica, dunque fai medicina?! (Il più classico degli equivoci)
  • Semi.ottica, quindi vuoi fare l'oculista?! (La genialata)
  • Semi.otica, è un ramo di agraria giusto? (Fulgido esempio di pensiero laterale)
  • Ho capito, quella di Umberto Eco. (Un buon inizio)

Detto questo, sono curioso di conoscere le vostre esperienze in merito. Lasciate pure un commento e provvederò ad aggiornare il post con la vostra "replica". Grazie della collaborazione e a presto.

mercoledì 2 gennaio 2013

Semiotica e ungherese

Un giorno o l'altro mi metterò a dare ripetizioni di ungherese...

Screenshot di Yahoo Answers
P.S. Notare il nick, un tantino delirante, dell'autrice della risposta (clic per ingrandire).