È una brochure elettorale per le imminenti primarie del PD. C'è il solito faccione photoshoppato e un giochino di parole con il cognome del candidato che, sulle prime, potrebbe - dico potrebbe - anche risultare originale e interessante. Peccato che nella stessa campagna già Civati ha ampiamente utilizzato questo escamotage, modificando il suo cognome a seconda dei contesti e degli obiettivi: il suo blog, ad esempio, si chiama 'ciwati', mentre su Twitter ha lanciato l'hashtag 'civoti'.
Detto questo, però, al di là della scarsa originalità, c'è qualcosa che mi turba. Indugio ancora un attimo sulla parte testuale e come accade con le illusioni ottiche della Gestalt, a un tratto lo sfondo diventa figura e viceversa. Il 'per' passa per un momento in secondo piano e a saltare all'occhio sono le lettere rimanenti: c - u - l -o. Si, hai letto bene!
Dunque, non solo la trovata grafica fa si che l'(e)lettore focalizzi la sua attenzione sul cognome del candidato (senza dubbio particolare, tanto che Crozza ci ha già ironizzato su), ma lo fa offrendo il fianco a nuovi sfottò. Già me lo vedo un tizio infreddolito che, staccando il volantino dal parabrezza congelato, pensa tra sé e sé: "Guarda che bella faccia da cu
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