Qualche mese fa, mentre
passeggiavo per Piazza Plebiscito, notai due bambini che giocavano con una pistola sparabolle. Mentre si rincorrevano urlando a squarciagola, mi vennero in mente un paio di cosucce semioticamente interessanti. Le appuntai, pensando che sarebbe potuto uscirci un post per questo blog.
Dopo aver scritto l'articolo, però, una serie di favorevoli coincidenze ha fatto si che venisse pubblicato su www.semiobo.it con il
titolo “Quando un’analisi semiotica finisce in una bolla di sapone. Riflessioni
estemporanee su giochi e oggetti ludici". Così, per ovviare alla mancata pubblicazione, ho pensato di postarne una parte anche qui.
C’era una volta un coloratissimo tubetto con dell’acqua e sapone. Con questo e una cannuccia, intere generazioni hanno trascorso ore a creare bolle dalle forme bizzarre e i colori cangianti.
C’era una volta… e rischia di non esserci più.
Da qualche tempo, ha fatto la sua comparsa sul mercato (rionale e non solo) un oggetto dall’aria apparentemente innocente: la sparabolle. Una specie di pistola ad acqua, a batterie, che, opportunamente caricata, produce bolle di sapone a ripetizione. Bene, a giudicare dalla sua diffusione, questa piccola diavoleria potrebbe ben presto far scomparire il suddetto tubetto. E allora? – direte voi – Cosa ci sarà mai di così interessante? Alla fine sono solo giocattoli.
Alla fine, appunto. CONTINUA A LEGGERE
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