Un afoso pomeriggio di inizio settembre. Mentre la mia ragazza sta un po' su Facebook, io sfoglio uno dei suoi libri di design. Ad un tratto si volta: "Anto guarda qua" - mi dice girando il pc verso di me - "Uhm...cos'è?" - le chiedo sorpreso e incuriosito - e lei "Qui dice che è il quadrato semiotico del divertimento milanese". Di lì a poco la foto - perché di questo si tratta - comincia a comparire su quasi tutte le bacheche dei nostri amici.
A quel primo "quadrato" ne seguono altri, sui temi più disparati, dalla comunicazione politica italiana ai personaggi delle serie TV. Facendo una rapida ricerca su Google viene fuori che gli artefici di questa specie di ibrido tra un quadrato greimasiano e un mapping di marketing sono gli
Squadrati. Si tratta di un ragazzo
Daniele Dodaro e una ragazza Diletta Sereni, ex studenti di Semiotica, che si divertono ad utilizzare alcuni strumenti teorici per provare a leggere in modo originale la quotidianità dei giorni nostri. La parola chiave è ironia, sia rispetto alla figura del semiotico, impegnato a ordinare il mondo, sia rispetto ai vari temi affrontati. Ecco i quadrati realizzati finora (clic per ingrandire).
In poco tempo l'iniziativa riscuote un notevole successo e attira l'attenzione di diverse testate on-line. A questo punto, però, tra i commenti divertiti e le richieste di realizzare quadrati ad hoc, in rete iniziano a comparire interventi un po' più articolati in cui studenti e studiosi della disciplina si dividono sull'iniziativa goliardica - ma non troppo - dei due. C'è chi parla apertamente di
«scempi metodologici» e non accetta
«che si storpi in un simile modo un armamentario prezioso per cui quanti portano avanti un approccio semiotico applicato al marketing si trovano a lottare da anni affinché venga accettato e perché guadagni credibilità». E chi, invece, pensa che il progetto squadrati sia un buon modo per infrangere
«l’aura sacrale» che è stata edificata attorno alla semiotica, sottolineando comunque che si tratta di un
«divertissement senza alcuna pretesa» scientifica.
Insomma si è acceso un dibattito vivace e interessante su questioni rilevanti che certamente trascendono il progetto in sé. Forse mi sbaglierò, ma credo che l'attenzione suscitata da questa cosa, possa per certi versi giovare alla semiotica. Può essere l'occasione giusta per far in modo che più persone - soprattutto ragazzi visti i temi - familiarizzino con questa disciplina, ne parlino e magari perché no, se ne interessino...seriamente. Quella che ne viene fuori è certamente una versione semplificata, poco rigorosa e per certi versi caricaturale della semiotica ma è pur sempre qualcosa. Magari, tra un po', alle feste non sarò più costretto a fare i salti mortali per spiegare cosa ci faccio a Bologna. Voi cosa ne pensate?
I virgolettati sono tratti dall'intervista rilasciata dagli Squadrati al blog Il lavoro culturale e dai relativi commenti degli utenti.